Uno dei concetti più affascinanti (ma poco conosciuti) del pensiero Montessoriano è l’embrione spirituale.
Il concetto di “embrione spirituale” nasce dall’incontro tra la formazione scientifica della Montessori, l’interesse per l’embriologia e gli anni di osservazione su bambini piccoli e neonati, tra cui i suoi nipoti, figli di Mario. Venne esposto per la prima volta al pubblico durante il ciclo di conferenze tenute a Bruxelles nel 1923 (confluite poi ne “Il bambino in famiglia”).
Perché i piccoli mammiferi già dopo la nascita (o poco dopo) si sostengono, camminano, comunicano tra di loro, sviluppano comportamenti tipici della propria specie, mentre l’essere umano rimane “inerte” per un lungo periodo?
Nonostante gli uomini camminino eretti, parlino in modo articolato, producano oggetti da milioni di anni, queste esperienze fatte dalla specie in epoche precedenti non vengono trasmesse per ereditarietà alla nascita.
Il pensiero Montessoriano spiegato
La Montessori giustifica questa differenza tra animale e essere umano con una stupenda metafora: “La differenza psichica tra l’animale e l’uomo potrebbe così definirsi: l’animale è come l’oggetto fabbricato in serie; ogni individuo riproduce subito i caratteri uniformi fissati in tutta la specie. L’uomo invece è come l’oggetto lavorato a mano: ognuno è diverso dall’altro, ognuno ha un proprio spirito creatore, che ne fa un’opera d’arte della natura”. (1)
L’embrione spirituale è il bambino piccolo (fino a dopo il primo anno di vita) che dalla nascita si sforza per diventare sé stesso. “Embrione” perché il neonato, come avviene nell’utero, è impegnato in un processo di organogenesi. “Spirituale” perché gli organi che il bambino costruisce non sono fisici ma psichici.
L’effetto finale di questa maturazione psichica è “un enigma, un risultato a sorpresa” (1). Non è possibile sapere chi sarà o cosa farà il piccolo cucciolo di umano che stringiamo tra le nostre braccia, l’unica cosa che sappiamo è che “potrà tutto”(1).
Il neonato è un essere passivo?
La condizione “fisicamente inerte” del neonato ha erroneamente portato gli adulti nei secoli passati a considerarlo un essere passivo, privo di vita psichica. E a concludere che dovessero essere loro a plasmare il bambino infondendogli intelligenza, volontà e sentimenti.
In verità, proprio come l’embrione materno, l’embrione spirituale ha semplicemente bisogno di crescere in un ambiente protetto, caldo, ricco di amore e di nutrimento dove “tutto lo accolga e niente lo ostacoli” (1).
Il bambino, rispetto all’adulto, ha infatti un rapporto diverso con l’ambiente che lo circonda. Il bambino non solo lo ammira, lo assorbe. “Vi è nel bambino, verso qualsiasi cosa che esista nel suo ambiente, una sensibilità assorbente, e solo con l’osservare e assorbire l’ambiente è possibile l’adattamento (..)” (2).
Con queste teorie la Montessori anticipa concetti che verranno coniati solo successivamente, come quello dell’esogestazione. E sottolinea la grande importanza dei primi mesi e anni di vita del bambino per la sua formazione.
Anche la responsabilità dell’adulto verso il neonato viene investita di nuova luce. Se la mente del bambino assorbe l’ambiente, chi vuole aiutare lo sviluppo psichico umano deve assicurarsi che l’ambiente offra attrattive alla mente che deve nutrirsene per la propria costruzione.
(1) M.Montessori : Il bambino in famiglia
(2) M. Montessori: La mente del bambino