Come insegnare il gioco della briscola ad un bambino di 3 anni

Può un bambino di 3 anni comprendere le regole di un gioco complesso come la briscola? Se pensi che sia una cosa impossibile, stai sottovalutando il grande potenziale del bambino.

Non mi credi? Allora guarda con i tuoi occhi questo breve video che ho girato personalmente qualche giorno fa.

 

Il video purtroppo viene tagliato perché è stato registrato direttamente dalle storie di Instagram (che hanno la durata massima di un minuto).

Ho voluto condividere questo momento per dimostrare che i bambini in età prescolare sono davvero straordinari e possono fare qualsiasi cosa.

La storia ha suscitato davvero molto interesse, così ho pensato di scrivere un articolo per raccontare come ho spiegato le regole del gioco al mio bambino di 3 anni e 3 mesi.

Come può un bambino piccolo imparare a giocare a briscola?

Come prima cosa, avviamo una partita di briscola a carte scoperte. Diamo dunque tre carte ciascuno e mettiamo in tavola la briscola.

Indichiamo ogni carta e nominiamone il seme (denari, coppe, spade e bastoni). Diciamogli poi che il seme della carta sul tavolo è, per questa partita, il più importante. Informiamolo che le carte che hanno quel seme le chiameremo “briscola“.

Poi facciamogli notare che ci sono delle carte con delle figure (fante, cavallo e re) e informiamolo che quelle valgono qualche punto.

Se tra le carte scoperte c’è qualche carico, diciamogli che quelle sono le carte che valgono più punti. Infine diciamogli che tutte le altre non valgono nulla e noi le chiamiamo “scartini“, perché valgono zero punti.

Ora iniziamo a giocare, nominando ad alta voce la carta (esempio: “cavallo di bastoni“). Quando tocca a lui, chiediamogli semplicemente quale carta voglia giocare, senza dirgli noi cosa fare.

Dopo che ha buttato la sua carta, diciamogli chi prende e perché (esempio: “Io ho buttato il quattro di bastoni, uno scartino. Tu hai buttato il fante di denari che vale due punti, ma è un seme diverso da quello che ho buttato io, quindi prendo io”).

Quando giochiamo una nostra carta, nominiamo sempre il seme e la tipologia di carta (esempio: “due di coppe, scartino”; “asso di denari, carico”).

Pian piano il bambino imparerà a riconoscere le carte e ne comprenderà il valore.

All’inizio è normale che il bambino giochi male le sue carte e non possiamo aspettarci che faccia diversamente. Lui imparerà osservando le nostre mosse e ascoltando la motivazione delle nostre scelte.

Ad esempio, quando giochiamo una briscola, possiamo dire ad alta voce: “Butto la briscola, così prendo io”.

A forza di ripeterlo, il bambino assimilerà il concetto e quando vorrà prendere, butterà anche lui una carta con lo stesso seme di quella scoperta sul tavolo.

È importante non correggere il bambino se gioca una carta sbagliata, dicendogli frasi del tipo: «No, non buttare quella! Butta la briscola!».

Piuttosto possiamo indurlo a ragionare con una domanda, del tipo: «Io ho buttato un carico che vale molti punti. Sei sicuro che non vuoi prenderlo?»

E se al bambino questo gioco non piace?

Non è detto che al tuo bambino piaccia giocare a briscola. Ogni bambino ha gusti differenti e tempi diversi. Magari lui lo trova un gioco noioso o troppo complicato.

Ricordiamoci che è importante non forzarlo a fare qualcosa che non vuole e che non dobbiamo mostrarci contrariati o delusi se lui non vuole imparare qualcosa.

Possiamo rimandare e riprovare in futuro. Magari tra qualche tempo lo troverà più interessante.

Fammi sapere cosa ne pensi e se proverai a giocare a briscola con il tuo bambino!

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Laura Caselli

Sono una scrittrice e mamma homeschooler di due bambini incredibili. Da più di 7 anni mi occupo a tempo pieno dell'educazione dei miei figli. Per questo motivo ho voluto approfondire alcuni metodi pedagogici attraverso la lettura e corsi di formazione. Nel tempo mi sono appassionata alla filosofia Montessori; ho iniziato a realizzare materiale montessoriano e a pubblicare libri basati sul suo Metodo. Nel corso del 2022 ho lavorato alla realizzazione di un gioco educativo per la Headu.

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