Acquisire o apprendere: cosa fa la mente del bambino?

Acquisire o apprendere: questo è il dilemma. Le giovani menti acquisiscono o apprendono?

Ci sarebbe davvero tanto da dire a proposito di queste due parole che nell’uso discorsivo quotidiano sono utilizzate in modo interscambiabile, eppure, moderni studi ci dicono che i nostri cervelli acquisiscono informazioni a livello inconscio mentre apprendono a livello conscio.

Questo significa quindi la volontà di studiare/apprendere, o come spesso accade nei bimbi più piccoli acquisire, senza focalizzazione consapevole e in modo più olistico.

Acquisire o apprendere: c’è dunque differenza?

La grande differenza tra queste due parole è la modalità con cui impariamo.

Vi faccio due esempi: supponete di camminare in mezzo ad un prato, con un insegnante che ci racconta che cos’è la vita e come si differenzia negli ecosistemi.

Poniamo che ci abbia portato in montagna e ci mostri “i concetti” di cui parla indicandoci i prati davanti noi, lo stagno in cui nuotano e si sviluppano girini, e le alte vette dove scorgiamo solo aquile in lontananza nel cielo.

Capite che sarebbe totalmente diverso che fatto come lezione in classe?

L’ambiente è decontestualizzato, lo stress, la noia sono a livelli bassi perché in un clima fuori dalle rigidità scolastiche, e la memorizzazione dei concetti è concreta e legata all’esperienza, che altro non è che affettività ed emozioni del momento.

Ecco un esempio di acquisizione che si stratifica nella nostra memoria a livelli molto profondi.

Per contro, la ripetizione o l’esposizione di una lezione in classe, permette l’apprendimento da
parte dell’alunno per mezzo di uno sforzo (dell’alunno) volontario.

Cioè la volontà di apprendere qualcosa e di essere quindi di fronte a qualcosa di non noto, che è comunque necessario specialmente crescendo quando si esprime la volontà di fare/apprendere qualcosa.

Cosa dicono gli esperti?

Alcuni studiosi ritengono che la distinzione non sia così netta, ma che le due componenti acquisizione/apprendimento siano un continuum, inconscio/conscio, mescolando tra loro all’interno
delle nostre routine quotidiane.

Inoltre è innegabile che sebbene una lezione sia preparata nell’esposizione, quindi sia predisposto anche l’alunno all’apprendimento, si possano verificare momenti “leggeri” magari di dialogo tra alunni ed insegnante in cui grazie ad aneddoti, divagazioni o curiosità stesse degli allievi, si accenda la fiammella della curiosità ed emotività positiva che fissa il momento stesso e tutto ciò che succede a livelli profondi della memoria.

Possiamo concludere quindi che nella vita quotidiana i due termini sono utilizzati spesso come sinonimi perché conscio e inconscio si intercambiano vicendevolmente in ogni nostro istante di vita.

La bellezza è proprio questo continuo imparare, che poi succeda per nostra volontà o per caso rende la nostra vita ancora più interessante.

Alcuni riferimenti a studi sono presi dal libro: Cos’è la linguistica acquisizionale, Carrocci

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Silvia Davanzo

Sono una mamma e una impiegata contabile che ama da sempre la creatività e l’arte in tutte le sue forme. Laureata in lingue decido di studiare meglio il mondo linguistico dei bambini e da quello spunto inizio anche a studiare nel ramo psicopedagogico. Lo studio, l’arte e la voglia di sperimentare si uniscono per trasformare le nozioni in strumenti per i bambini. Sono convinta che se si può apprendere giocando, perché non farlo? Una ragazza parlando di me mi ha definita ‘artigiana dell’infanzia‘, che sento calzarmi bene.

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