Era il marzo del 2021 quando feci la mia prima esperienza di parto e nacque il mio primo figlio.
Fu un parto doloroso e faticoso, in cui non venne rispettato il piano del parto, non venni rispettata come donna e non sentii rispettato mio figlio. A lungo seguì un tempo doloroso, in cui cercai risposte, per sostenerlo, nel vissuto sofferto, appena trascorso insieme.
Anche in questo, fui lasciata sola. La pediatra che ci seguiva sosteneva che a così tenera età, mio figlio non era un essere senziente in grado di vivere le situazioni con coscienza e memoria. Nel mio cuore sentivo che la verità era altrove.
La nascita è una terribile e difficile crisi
“La vita dell’embrione e le vicissitudini del bambino dalla nascita sono decisive per la sua salute e il suo avvenire. Come mai, allora, “la nascita”, il momento più difficile che l’uomo abbia da superare in tutta la vita, non viene presa in considerazione? Come mai non si pensa che è questa una terribile e difficile crisi non soltanto per la madre, ma anche per il neonato?”
Risuonano così attuali queste parole di Maria Montessori, scritte ai primi del Novecento.
L’educazione Montessori è educazione alla vita e la vita inizia prima della nascita. Dal “sì” di un spermatozoo e di un ovocita, e dal “sì” di un ambiente accogliente. Tutto il periodo gestazionale è periodo di vita.
Cosa dicono le neuroscienze affettive
Le parole di Montessori, così attente verso questo periodo, insieme alla nascita, si allineano con gli studi attuali della psicologia gestazionale e perinatale.
Non a caso, anche l’oncologo e immunoematologo Maurizio Grandi ha creato a Torino il progetto “I mille giorni d’oro” per consolidare, ai futuri genitori, l’importanza delle esperienze dall’anno antecedente al concepimento fino al termine del primo anno di vita del nuovo nato.
Allo stesso modo, il parto e le sue vicissitudini hanno un impatto e lasciano forti impronte che agiscono sulla madre quanto sul neonato.
Scriveva Maria Montessori: “Ed ecco che egli lascia quell’ambiente per vivere nell’aria. Il
cambiamento è repentino, senza successivi stadi di transizione: egli, che dinanzi era in riposo, d’un tratto, si deve assoggettare al lavoro faticoso del venire alla luce. Il suo corpo è stritolato quasi, come se si costringesse un adulto a passare sotto una terribile macina da mulino, che gli spostasse e snodasse le giunture. Ed ecco giunto a noi, esausto dal terribile contrasto fra il perfetto riposo e l’inenarrabile sforzo compiuto. E noi cosa facciamo per riceverlo?”
Cos’è l’imprinting e quale ruolo gioca nello sviluppo del bambino
Questo sguardo sull’esperienza di nascita del piccolo è oggi indagato e studiato nel campo delle neuroscienze affettive che dichiarano l’esistenza di imprinting: memorie corporee attive a livello della aree sottocorticali, legati al fatto che il parto è una prova di sopravvivenza che lascia segni, impronte di nascita.
Queste impronte, ci dichiarano ricerche neuroscientifiche ed epigenetiche, giocano un ruolo fondamentale nel tracciare le direzioni che il nostro sviluppo prenderà.
Bambini con un vissuto di parto più complesso, presentano impronte di nascita che possono interferire nel loro vissuto con pesanti condizionamenti espressi in pianti più insistenti, malessere e difficoltà nelle funzioni fisiologiche.
Sono bambini che hanno maggior necessità di rassicurazione, contatto ed ascolto. Se le impronte vengono riconosciute, nella naturale esigenza di essere sostenute fisicamente ed empaticamente, questi bambini saranno in grado di integrarle e superarle, in modo da sentirsi poi più rilassati e liberi.
Miglioreranno le loro funzioni fisiologiche: il sonno, l’allattamento e la relazione con i genitori. In questo modo si sentiranno pienamente ascoltati, rispettati con grande beneficio per il loro sistema nervoso e l’intero nucleo familiare.
Le impronte di nascita derivano non solo dalle modalità di parto, ma anche dall’ambiente in cui si nasce. In un ambito protetto, dove la madre possa vivere la nascita in sicurezza e con sufficienti supporti, il sistema nervoso del piccolo trova regolazione nell’ambiente esterno, e con la madre stessa ripristina una connessione.
L’importanza di un parto rispettoso
Nel 1961 sorse il Centro Nascita Montessori, con l’intento di cambiare le prassi ostetriche per salvaguardare il femminile e per accogliere adeguatamente il nascente.
“Abbiamo il dovere di produrre condizioni e leggi a protezione dei nuovi nati. Non per tornare a una mistica della maternità ma per permettere di mettere al mondo figli nel desiderio di una umanità più rispettosa e meno violenta. Per lui bisogna preparare l’oscurità e il silenzio, perché possa adattarsi a poco a poco nel nuovo ambiente. Egli dovrebbe rimanere nudo, riscaldato dall’ambiente, dal ventre della madre e non dai vestiti”.
Accogliere il nascente e riconoscere che da ogni esperienza di parto il bambino trattiene impronte fondanti per il suo essere, comporta scegliere un ambiente in cui i gesti del personale medico siano rispettosi ed empatici verso la madre quanto verso il bambino. Uno spazio silenzioso in cui poter ascoltare il respiro e il battito del piccolo, poter osservare il suo tono muscolare che poco a poco si rilassa, offrirgli calore con il contatto pelle a pelle, senza la fretta del taglio del cordone ombelicale e del bagnetto.
L’importanza di preparare un piano parto
È fondamentale allora che ogni donna goda del diritto di rivendicare un piano di parto rispettoso per sé e per il nascituro.
In questo processo, ancor oggi così rivendicato e sentito dalle donne e non sempre accolto dalle istituzioni, la pedagogia ha molto da fare.
Montessori si è fatta portavoce tutta la sua vita di un’educazione che da un lato sostiene la donna, nel suo diritto di accogliere il suo bambino, e dall’altro di offrire a quest’ultimo le più alte risposte soddisfacenti.
Divulgare una parte della saggezza di Maria Montessori sui temi di nascita e l’esistenza delle impronte di nascita, è per me un atto di prevenzione e di cura.
È offrire alle future mamme consapevolezze che le siano d’aiuto, come avrebbero potuto esserlo per me, alla mia prima esperienza di parto. È il mio impegno verso un cambiamento.